Dall’aula al set. Stefano Di Leo, direttore della fotografia, racconta come ha preparato i corsisti.
I ragazzi hanno studiato la scena in ogni singola inquadratura, ma andare insieme a te sul luogo della nostra moderna trattoria del “Re della mezza porzione” ha significato gestire una serie di problemi pratici. Essere malleabili ad ogni situazione è un’abilità da acquisire solo con la pratica?
La pratica è importante, per i futuri registi e per i futuri direttori della fotografia. Ma è anche vero che c’è una parte di preparazione alle riprese che deve essere affrontata secondo le necessità tipiche del fare cinema e secondo la specifica performance produttiva, che cambia di film in film e, nel film, di scena in scena. Per far questo è necessario soprattutto aver chiaro quali sono le caratteristiche dell’immagine e come controllarle.
Per rimanere alla lezione sul remake della scena del film di Scola, la problematica è stata inquadrata più o meno in questo modo: per quando riguarda la luce, bisognava legarsi ad una certa luminosità e ad un certo colore, che non dovevano cambiare nel corso della giornata. Per far questo, si è pensato di oscurare le finestre con 4 teli neri 4 metri x 4 metri, che sono tipici accessori del cosiddetto “lighting equipment”, ossia l’insieme dei materiali a disposizione della squadra degli elettricisti. Una volta oscurata la location, si è provveduto ad impostare l’illuminazione scenica nel parziale rispetto della versione originale del film.
Naturalmente, oltre al controllo della luce, è importante anche la gestione dello spazio. Prima di girare, abbiamo fatto dei sopralluoghi, durante i quali si è messa a punto una “shooting list”, ossia la lista delle inquadrature da girare in ordine non narrativo ma produttivo.
La scena originale era impostata in modo piuttosto consueto, almeno dal punto di vista della ripresa: un master, poi una serie di coperture e di pickup. Il problema è stato avere una location che, per una serie di motivi estetici e tecnici, non rispondeva esattamente alle necessità di chi fa ripresa. La soluzione è stata sconvolgere un po’ la disposizione dell’arredo del ristorante che ci ha ospitato, al fine di migliorare le inquadrature (il rapporto tra attori e sfondo, in particolare), toglierci dall’empasse di avere un’intera finestra in campo ma, soprattutto, rispettare la richiesta dell’attrice protagonista che, fortunatamente senza l’intervento del suo agente, ci chiedeva di inquadrare il suo profilo migliore.
Con che attrezzatura hanno avuto a che fare i ragazzi? Cosa hanno utilizzato per allestire il set? Nella scena originale c’è un gioco di luci che illumina Gianni e Luciana con un occhio di bue. Come avete ottenuto lo stesso effetto?
Ho avuto la fortuna di avere un eccellente collaboratore, che si chiama Alfredo Lembo, un ex studente del centro di formazione professionale Shot Academy. Dopo il sopralluogo, e quindi dopo aver individuato la performance produttiva, abbiamo stilato la “lista della spesa”. Per ciò che riguarda l’effetto “occhio di bue”, abbiamo semplicemente deciso di utilizzare due sagomatori da 750W alimentati attraverso un dimmer.
•1 X Canon C300 •1 X serie Zeiss T1.4 •1 x Slider •1 X Testata + coppa •1 X Monitor regia con waveform •1 X Mattebox e/o clip-on •1 X Follow focus •Rullose e cavi BNC •1 X Panno macchina
Lighting and grip equipment
•2 X Fresenel 2000W + lampada riserva •3 X 1000W Quarzo + lampada riserva •2 X Photo flood •2 X Occhio di bue piccolo •5 X Bandiere di panno •1 X Bandiere di seta •1 X Bandiere di metallo •2 X Telai Frost 100 X 100 (251) •3 X Polistiroli 1×1 bianco/nero •12 X Stativi con spadini completi + 2 aste prolunga •20 X Molloni •2 X Coccodrilli •4 X Magic arm •6 X Sand-bag •4 X Panni neri 4×4 •1 X Dimmer piccolo (3/5 KW) •10 X Prolunghe 16/16 •2 X Prolunghe 10 mt •6 X Vipere •10 X Ruba-corrente •1 X Rotolo 85N3 a consumo •1 X Rotolo 252 a consumo •1 X Stella + bazooka •10 X Pedanine •1 X Serie cubi