Nuova deadline per il Solinas: partecipa al concorso di sceneggiatura con le revisioni di Tracce!

Se stai lavorando a un progetto per partecipare a un prestigioso concorso di sceneggiatura come il Premio Solinas o il Premio Mattador, questo è il momento giusto per fare un passo avanti. Grazie al nostro servizio di revisione e consulenza personalizzata, puoi perfezionare il tuo progetto e aumentare le tue possibilità di successo.

Novità dal Premio Solinas: scadenza posticipata

Per chi punta al Premio Solinas, c’è una buona notizia: la deadline per la consegna dei progetti è stata posticipata al 12 e 13 febbraio 2025. Questo ti offre qualche giorno in più per affinare la tua sceneggiatura e presentare un lavoro impeccabile!

Perché scegliere il nostro servizio di consulenza per partecipare a un concorso di sceneggiatura?

La competizione in qualsiasi concorso di sceneggiatura è sempre più alta. Ogni anno, centinaia di autori partecipano con idee originali e storie uniche. Il nostro team di professionisti, composto da sceneggiatori e produttori esperti, ti aiuta a:

  • Analizzare la struttura narrativa e i personaggi.
  • Individuare i punti di forza e le aree da migliorare.
  • Preparare una presentazione professionale per il concorso.
  • Offrire suggerimenti pratici per rendere la tua sceneggiatura più competitiva.

Grazie alle nostre revisioni, più di 40 studenti hanno vinto premi e riconoscimenti.

Due esempi sono i successi degli ultimi mesi: la sceneggiatura Gioia, scritta dai nostri ex-corsisti Giuliano Scarpinato, Benedetta Mori e Chiara Tripaldi, premiata al Solinas, è ora in fase di produzione per la Indigo Film di Nicola Giuliano.

Inoltre, proprio a dicembre scorso, gli ex studenti Chiara Aversa e Federico Amenta hanno vinto la prestigiosa Borsa di Studio Claudia Sbarigia al Premio Solinas con il progetto Povero cuore, scritto insieme a Sofia Corbascio.

Come funziona il servizio?

  1. Inviaci il tuo progetto, sotto forma di pitch, presentazione o sinossi, anche solo in una pagina. Il progetto deve essere accompagnato da un c.v. aggiornato, di massimo due pagine.
  2. Dopo l’invio fisseremo un colloquio di selezione on line. In caso di esito positivo del colloquio, si attiva subito la collaborazione, attraverso la firma di un contratto.
  3. A quel punto noi ti aiuteremo a sviluppare il progetto e a trasformarlo in un soggetto, in un trattamento o in una sceneggiatura completa, che abbia tutte le caratteristiche per ambire alla vittoria.

Un aiuto concreto anche per ogni concorso di sceneggiatura: il Premio Mattador

Oltre al Premio Solinas, offriamo supporto per il Premio Mattador, un concorso che valorizza i giovani talenti nel mondo della sceneggiatura. Anche in questo caso, il nostro obiettivo è guidarti passo dopo passo, fino alla consegna del progetto. La deadline, per il Premio Mattador, è prevista per il 12 aprile!

Non lasciare nulla al caso: investi nel tuo script

Partecipare a un concorso di sceneggiatura o presentare progetti per ottenere contributi dal Ministero della Cultura rappresenta un’opportunità unica per farti notare nel mondo del cinema. Non perdere l’occasione di presentare uno script professionale e curato nei minimi dettagli.

Contattaci oggi stesso

Per maggiori informazioni sul nostro servizio di revisione e consulenza per partecipare ai concorsi di sceneggiature, vai a questa pagina.

Inizia a trasformare il tuo progetto in un potenziale vincitore!

Contattaci subito compilando il form qui sotto o scrivici una mail a traccesnc@gmail.com!

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    • se chi ha compilato il modulo sottoscrive un contratto di fornitura di servizi a cura di Tracce, a soli fini fiscali.

    Per contattare Tracce:
    [ info@traccesnc.it ]

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    Corso di sceneggiatura “Scrivere un film”: iscrizioni aperte fino al 31 gennaio

    Nuovo anno, nuova edizione del corso di sceneggiatura di Tracce!

    Sta per iniziare la 57esima edizione di “Scrivere un film”!

    Il corso di sceneggiatura pensato per imparare a scrivere per il cinema, e per trasformare un’idea in un soggetto o in una sceneggiatura professionale, pronta per essere presentata a case di produzione o concorsi.

    Il supporto e il confronto costante con docenti esperti, ti guideranno passo dopo passo in un percorso pratico che ti darà le competenze utili a creare progetti in linea con le esigenze del mercato cinematografico.

    Il corso si divide in due moduli:

    • Modulo 1: Da Zero al Soggetto
      Qui imparerai a partire da un’idea e a lavorarci su per trasformarla in un soggetto cinematografico completo. Ti concentrerai su personaggi, eventi, trama e scaletta, arrivando alla stesura finale di un soggetto pronto per il mondo del cinema.
    • Modulo 2: Dal Soggetto alla Sceneggiatura
      Questo modulo ti porta oltre: da un soggetto già strutturato, lavorerai sul trattamento, sulle scene e sulla costruzione della scaletta, fino ad arrivare a una sceneggiatura professionale, pronta per essere valutata dalle produzioni.

    Se il tuo sogno è scrivere per il cinema, questo corso di sceneggiatura ti offrirà tutti gli strumenti per partire con il piede giusto. Lo diciamo con orgoglio, perché molti dei nostri studenti hanno collezionato premi, riconoscimenti e hanno avviato le loro carriere nel mondo del cinema, grazie ai nostri corsi, ai continui scambi con i professionisti e alle possibilità che il corso è in grado di offrire.

    Il programma, i docenti e la sede

    Durante il corso “Scrivere un film” sarai guidato/a in ogni fase della creazione di una sceneggiatura, dalle prime intuizioni fino alla stesura finale. Ecco i punti salienti:

    • L’idea narrativa: come trasformare una scintilla creativa in un progetto solido.
    • Il pitching: l’arte di presentare la propria idea in modo accattivante e convincente.
    • Il soggetto: le basi per costruire una storia coinvolgente.
    • Analisi e costruzione dei personaggi: studio dettagliato dei protagonisti e dei personaggi secondari per renderli vivi e autentici.
    • La struttura in tre atti: il pilastro della narrazione cinematografica.
    • Scelta del punto di vista e colpi di scena: come dare dinamicità alla storia e mantenere alta la tensione.
    • La scaletta e lo scalettone: comprendere l’importanza della disposizione delle sequenze per plasmare il ritmo del film.
    • Il trattamento: dare forma e corpo alla storia prima della stesura della sceneggiatura.
    • I trucchi del mestiere: tecniche per mantenere alta la suspence e costruire rimonti efficaci.
    • Dialoghi e sottotesto: l’arte di scrivere conversazioni credibili e cariche di significato.
    • La sceneggiatura e il tema: dare vita alla storia e comunicare un messaggio profondo.

    Inoltre analizzeremo insieme i brani tratti da soggetti, scalette, trattamenti, sceneggiature originali forniti dai docenti Tracce.

    I nostri docenti sono professionisti del settore con esperienza nel campo della sceneggiatura e della produzione cinematografica.

    Le lezioni in presenza si svolgeranno presso la Galleria d’arte Label, situata in Via Portuense 201, a Roma, altre invece saranno tenute online.

    Iscrizioni al corso di sceneggiatura

    Le iscrizioni sono aperte fino al 31 gennaio 2025.

    I posti sono limitati, quindi si consiglia di prenotare al più presto per assicurarsi la partecipazione.

     

    Come iscriversi?

    Iscriversi è semplice!

    Per informazioni su costi, durata e lezioni clicca qui.

    Oppure compila il modulo sottostante con le tue domande!

    Puoi scriverci anche via email all’indirizzo traccesnc@gmail.com :)

    Ti aspettiamo per iniziare insieme il tuo viaggio nel mondo del cinema!

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      Dalla fiction alla ricerca di verità: Intervista a Giovanni Battista Origo

      Il regista e sceneggiatore Giovanni Battista Origo ci racconta il suo viaggio nel mondo del cinema: dalla casa di produzione Amaro Produzioni, a Tracce, ai corti di fiction fino al suo primo documentario lungo, girato insieme alla sceneggiatrice Elettra Raffaela Melucci (che abbiamo intervistato qui) un’opera ambiziosa che esplora il rapporto tra società e mondo transgender, con Napoli come sfondo emblematico.

       

      1. Giovanni, il tuo ultimo progetto rappresenta una vera sfida per te. Qual è stata l’urgenza e quali obiettivi ti sei posto?

      L’urgenza del docu-film che abbiamo appena finito di girare con Elettra, è stato parlare di una comunità di persone trans e rispondere alla domanda: “Perché la società ha timore del mondo transgender?”

      Sai, il rischio era quello di risolvere solo curiosità personali nei confronti del tema, cadendo nel didascalismo e magari nel voyeurismo. L’obiettivo invece è stato, e sarà in fase di montaggio, costruire un discorso collettivo, andare oltre la figura del femminiello, per raccontare storie di vita inserite in un contesto sociale concreto. Anche dal punto di vista della regia, abbiamo ripreso i racconti delle protagoniste, direttamente con occhio in macchina all’interno di un contesto molto neutro quasi a rompere una barriera, a parlare direttamente con lo spettatore.

       

      1. Ci parlavi della figura dei femminielli e di Napoli

      Sì, Napoli è stata una scelta naturale per il suo legame storico con il femminiello che nasce come una figura sociale integrata nel tessuto sociale. I femminielli erano figure maschili che vivevano, si comportavano come donne, ci sono testimonianze antichissime su questo.

      Poi Napoli ospita la comunità transgender più grande d’Europa. C’è anche un’associazione che è quella presieduta e fondata da Loredana Rossi, Associazione Transessuali Napoli, tra le più attive insieme a quella di Bologna.

       

      1. In che modo lavorare su un documentario ti ha messo alla prova rispetto alla fiction?

      Passare alla regia di un documentario lungo è stato affascinante e complesso, e lo sarà anche ora in fase di montaggio, “terza riscrittura” di un film!

      Ho sempre scritto e diretto fiction, ma con questo progetto mi sono trovato ad affrontare nuove prove, sia tecniche che narrative. Nella fiction hai la sceneggiatura, le opere di grandi maestri a guidarti. Il documentario è diverso. In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti giocano ed elaborano continuamente linguaggi nel genere del documentario. Qui in Italia ci stiamo arrivando a quei livelli, stiamo costruendo i nostri maestri, i nostri “paletti”. Allo stesso tempo, però, questo ti dà molta libertà di creare tu il tuo linguaggio, e questo è molto stimolante.

       

      1. Quali sono stati i tuoi primi lavori e come hanno influenzato il tuo percorso?

      Nel 2013 ho fondato la mia casa di produzione, Amaro Produzioni, ancora oggi attiva. Insieme alla Tandem film e a Enzo Giulioli abbiamo realizzato un film a episodi, In bici senza sella, che trattava temi del precariato. È stato bello perché siamo entrati veramente dentro il processo produttivo del film quindi dentro la logica del set fin da subito. Poi abbiamo prodotto altri corti: La notte del professore è stato presentato al festival Cortinametraggio e all’Ischia film festival, Gong è stato selezionato ai Nastri d’argento ed è stato presentato anche al festival Cortinametraggio, poi Maria – A chent’annos, un corto finanziato dalla regione Sardegna, presentato al festival del cinema di Roma e peraltro visibile sui canali Rai. Poi abbiamo prodotto un documentario che si chiama Under 18 a cui abbiamo collaborato come produttori esecutivi e artistici che trattava la condizione dei minori nelle periferie romane.
      Ogni progetto è stato un’occasione per sperimentare e affinare il nostro stile. Ci siamo messi alla prova e ci siamo divertiti molto.

       

      1. Quanto è stata importante la tua esperienza a Tracce?

      Tracce è stata fondamentale. Mi è stata consigliata da Giorgio Arlorio per la sua serietà e severità costruttiva. Ho imparato che una buona idea è solo l’inizio: la vera sfida è tradurla in una struttura solida. Ricordo ancora lezioni che mi hanno colpito, come quella in cui abbiamo sviluppato una storia partendo da una foto: un esercizio che mi ha insegnato flessibilità narrativa e il coraggio di abbandonare un’idea quando non funziona.
      Anche l’incontro con Nicola Giuliano è stato illuminante. Sai, da studente hai l’immagine del grande produttore premio Oscar che ti guarda dall’alto della sua posizione, e invece no. Ci ha aiutato ad approcciare con il mondo della produzione che uno vede di solito come una “torre di Babele” e invece semplicemente è composto da una serie di fattori da conoscere bene e valutare, niente di impossibile. Mi ha insegnato poi l’importanza di saper sintetizzare un progetto in poche parole, un requisito fondamentale per dialogare con il mondo della produzione.

       

      1. Un consiglio finale per gli aspiranti registi e sceneggiatori?

      Non affezionatevi troppo alle idee: il cinema richiede flessibilità, così come tanta autodisciplina. Questo vale anche per raccontare storie: se non riuscite a riassumere un progetto in poche parole, forse c’è qualcosa che va rivisto, e soprattutto se il vostro personaggio vi guarda ma non sa che dirvi, in quel caso, come ho imparato a Tracce, cancellate tutto e ricominciate daccapo.

       

      Anche tu sogni di scrivere per il cinema?

      Sono aperte le selezioni per la prossima edizione del corso Scrivere un Film in partenza a fine gennaio. Scopri come partecipare e trasforma la tua passione in realtà.

      Per maggiori informazioni e per candidarti al corso clicca qui, o contattaci direttamente via email all’indirizzo traccesnc@gmail.com.

      Ti aspettiamo!

      Elettra Raffaela Melucci: Raccontare la realtà attraverso il documentario

      Elettra Raffaela Melucci, sceneggiatrice e documentarista, racconta come la scuola di cinema Tracce abbia trasformato il suo approccio alla scrittura e l’abbia guidata verso il mondo del documentario. In questa intervista, ci conduce attraverso il suo percorso, dal valore del racconto autentico all’ultimo lavoro dedicato alla comunità transgender di Napoli con cui ha lavorato insieme al regista Giovanni Battista Origo.

       

      1. Elettra, cosa significa per te scrivere oggi, e come Tracce ha influenzato il tuo percorso verso il documentario?

      Scrivere per me è un mestiere, una disciplina, ma anche un modo per capire dove stanno andando i miei pensieri. Tracce è stato il mio turning point: mi ha insegnato che la scrittura non è solo passione, ma un lavoro che richiede studio, strumenti e confronto. È lì che ho imparato a indagare la realtà, a osservare con attenzione.

      Quando mi sono iscritta, non cercavo una svolta, ma conferme e competenze. Grazie a lezioni come quella di Giorgio Arlorio – “Studiare per conoscere e guardarsi intorno” – ho iniziato a capire quanto fosse importante il legame tra scrittura e realtà. Questo principio mi ha guidato verso il documentario.

      1. Cosa rappresenta per te il documentario rispetto ad altri linguaggi cinematografici?

      Il documentario è uno strumento di indagine e di confronto. Non si tratta solo di raccontare, ma di entrare in relazione con le persone, ascoltarle, e costruire insieme un dialogo; trovare tra me autore e te persona un canale di comunicazione, assolutamente non invadente e rispettoso. E quando le persone ti aprono le porte, si aprono, per farti conoscere la loro realtà, è bellissimo. Per me non vale la pena fare arte solo per l’amore dell’arte: il cinema, e in particolare il documentario, deve essere al servizio della società. Poi ci sono zone della realtà che non richiedono l’intervento della finzione, e quelle sono le storie che voglio esplorare.

      1. Da pochi giorni si sono concluse le riprese dell’ultimo progetto, dedicato alla comunità transgender. Come hai sviluppato questo lavoro?

      La parte più sfidante alla quale ho lavorato con Giovanni Battista Origo coregista dell’opera e mio collaboratore creativo, è stata costruire un contesto accogliente e privo di forzature per le protagoniste.

      Ogni persona intervistata racconta la propria storia all’interno di un momento, un piccolo contesto di finzione costruito da me e Giovanni. C’è stato un grande lavoro di contatti, relazioni, scambi e infatti vogliamo ringraziare Loredana Rossi che è la presidente dell’Associazione Transessuali Napoli, una persona meravigliosa, e anche Porpora Marcasciano, consigliera comunale a Bologna (seconda donna trans consigliera comunale a Bologna). Senza il loro prezioso aiuto e senza il loro confronto, non saremmo riusciti a portare a termine il progetto.

      In ogni incontro la promessa era di non invadere la vita delle persone: “raccontateci quello che vi sentite, perché il documentario lo fate voi, non noi”. Le interviste, i loro racconti, sono stati un atto di fiducia reciproca a cui hanno risposto tutte con una generosità sconfinata e siamo molto contenti.

      Il nostro obiettivo era far emergere un discorso unitario e organico. Questo documentario, infatti, non è rivolto solo a chi conosce già il mondo transgender, ma soprattutto a chi lo giudica o lo mina. Vogliamo che queste storie autentiche facciano riflettere chi guarda, portandolo a confrontarsi con i propri pregiudizi. È stato un lavoro emotivamente impegnativo, ma mi ha fatto crescere moltissimo, un confronto che mi ha aiutato anche a rivedere la mia dimensione umana e professionale.

      1. Quali sono i tuoi progetti precedenti e come ti hanno portata al documentario?

      Ho iniziato con la fiction e i cortometraggi, sempre in collaborazione con Giovanni. Uno dei nostri primi lavori, Il Sacro Graal, è stato un episodio di un film collettivo In bici senza sella distribuito al cinema e su Sky, che ci ha dato molta visibilità. Poi c’è stato La notte del professore, un corto a cui sono particolarmente legata per la sua storia di solitudine e comunità. Poi qui abbiamo lavorato con dei professionisti di un certo livello come Benedetta Buccellato, Renato Scarpa, Vittorio Viviani.
      Pur amando la fiction, mi sono resa conto che alcune realtà sono più interessanti così come sono, senza bisogno di essere reinventate. Questo mi ha portata al documentario, un linguaggio che mi consente di giocare con la realtà e, allo stesso tempo, rispettarla.

      1. Che ruolo hanno avuto i docenti e le lezioni di Tracce in questo tuo percorso?

      I docenti di Tracce sono stati fondamentali. Giorgio Arlorio, con il suo invito a studiare e conoscere, mi ha trasmesso un metodo di lavoro che applico ancora oggi. Mattia Torre, la naturalezza con cui approcciava a noi, mi ha insegnato il valore della leggerezza nella scrittura: non prendersi troppo sul serio, farsi comprendere, è fondamentale per evitare che la scrittura diventi autoreferenziale.
      Anche Luca, con il suo approccio pragmatico, mi ha dato consigli tecnici molto concreti sul documentario, dimostrandomi che non si tratta di un linguaggio distante, ma di un mezzo che potevo fare mio. Mi ha anche ricordato quanto è importante divertirsi, in questo lavoro. Le lezioni, insomma, non sono state solo tecniche, ma anche umane: mi hanno aiutata a costruire un’identità professionale solida e consapevole.

      1. Quali sono i tuoi prossimi passi come documentarista e sceneggiatrice?

      Sto lavorando su un nuovo documentario dedicato al mondo del lavoro nelle carceri, un progetto complesso che richiede tempo e un’attenta costruzione. Voglio continuare a esplorare la realtà, raccontando storie che abbiano un senso profondo e un impatto reale.

      La mia arma principale resterà sempre la scrittura e il documentario mi ha insegnato che è possibile costruire un ponte tra la mia visione e quella delle persone che racconto. È un processo di continuo scambio, e credo che questa sia la parte più affascinante del mio lavoro.

       

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      Due ex studenti di Tracce premiati al Solinas

      Siamo orgogliosi di annunciare che Chiara Aversa e Federico Amenta, ex studenti dei nostri corsi, hanno vinto la prestigiosa Borsa di Studio Claudia Sbarigia al Premio Solinas con il progetto POVERO CUORE, scritto insieme a Sofia Corbascio.

      La giuria ha premiato il talento con cui gli autori hanno saputo raccontare i personaggi e l’universo femminile, motivando così la scelta:

      “Ironia e passione, amore e disperazione accompagnano le fatiche di Brenda, la protagonista di Povero Cuore, che come molte altre donne prima di lei deve imparare a fare proprio un destino che non avrebbe mai scelto. Nel farlo, insegna a noi credere alle favole anche di fronte alla più dura realtà, a essere semplici nei momenti più complicati e a ridere anche quando da ridere non ci sarebbe niente.”

      Chiara e Federico si sono conosciuti anche grazie al comune percorso formativo presso Tracce, iniziando a collaborare dopo aver frequentato i corsi. La loro vittoria è un motivo di grande soddisfazione per la nostra scuola!

      Inoltre, va ricordato che Chiara Aversa si era già distinta vincendo una borsa di formazione al Premio Mattador, un ulteriore riconoscimento al suo percorso artistico e professionale.

      La premiazione si è tenuta nella serata di mercoledì 11 dicembre, celebrando il lavoro e la creatività di questi giovani autori che rappresentano una nuova generazione di narratori appassionati.

       

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